venerdì 16 aprile 2010

Burattinai o burattini?

Pubblicato su Quaderni Escatologici, il 12 aprile 2010

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2 commenti:

  1. Articolo stimolante. Opportuna anche l’attualizzazione culminata nella riflessione di Elsa Morante: “Un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti”. Sembra un paradosso: come può il suddito essere mandante se per forza di cose è un esecutore? Anche i criminali nazisti si giustificavano nei processi affermando che si erano limitati ad eseguire degli ordini; ciò non bastò ad evitare loro la condanna per complicità. Ma la Morante afferma che quando il popolo favorisce e applaude ai delitti del suo capo, è più che complice: è mandante di questi delitti. Ed è vero. Perché un dittatore può impadronirsi solo d’un popolo compiacente che condivide la sua stessa morale. Perciò, a ben pensarci, il popolo è il mandante, persino quando non si sporca personalmente le mani, e il dittatore è l’esecutore dei suoi desideri. Andrea, da Torino.

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  2. Condivido, Andrea; grazie per il tuo contributo. In verità la Morante dice anche dell’altro. Riporto qui un altro stralcio della sua riflessione su Mussolini e sul popolo che lo ha acclamato: “Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l’amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti, anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare… Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo… Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti, i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente…”.

    Un sodalizio di tal fatta, stabilito con disonesti, bugiardi e inetti, basato su una morale iniqua che sfocia nel delitto, è per sua natura opportunistica: leale finché fa comodo. Così quando il tiranno non serve più, gli ex devoti si dileguano o, peggio, congiurano. Fin qui il pensiero della Morante. Ma io penso anche alle accuse e alle discolpe un giorno davanti al tribunale di Dio. Con la caduta del regime, come d’incanto, erano tutti antifascisti. Il fascismo era stata una “malattia temporanea” del Paese che avrebbe colpito un corpo sostanzialmente sano. L’entrata in guerra dell’Italia, tutta colpa di un dittatore avido e assetato di potere. Dall’altra parte abbiamo il Duce che ribalta le responsabilità e osserva amaramente nella sua ultima intervista: «Ho una documentazione che la storia dovrà compulsare per decidere. Voglio solo dire che, a fine maggio e ai primi di giugno del 1940 se critiche venivano fatte erano per gridare allo scandalo di una neutralità definita ridicola, impolitica, sorprendente. La Germania aveva vinto. Noi non solo non avremmo avuto alcun compenso; ma saremmo stati certamente, in un periodo di tempo più o meno lontano, invasi e schiacciati. “E cosa fa Mussolini? Quello si è rammollito. Un’occasione d’oro così, non si sarebbe mai più ripresentata”. Così dicevano tutti e specialmente coloro che adesso gridano che si doveva rimanere neutrali e che solo la mia megalomania e la mia libidine di potere, e la mia debolezza nei confronti di Hitler aveva portato alla guerra». E allora, questo popolo puro e innocente, tradito da pochi ribaldi e strutturalmente generoso e democratico? In quanti avrebbero presentato il conto al regime se le sorti della guerra non fossero state avverse? Chissà quante volte torneremo a risentire il riverbero di quel primo scaricabarile della storia: “La donna che mi hai messo a fianco mi ha offerto quel frutto e io l'ho mangiato”. Senza voler togliere nulla al conto salato che ai tiranni sarà presentato.

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